Sant'Onofrio - Associazione Domenico Scarlatti

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Sant'Onofrio

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Il Conservatorio di Sant’Onofrio

La Congregazione di Sant’Onofrio nasce per volontà di mercanti e maestri d’arte con lo scopo di fabbricare e vendere stoffe di cui Napoli era riconosciuta come produttrice di qualità eccellen-te.
Solo nel 1598, seguendo forse l’esempio dei Conservatori della Pietà dei Turchini e dei Poveri di Gesù Cristo, la Congregazione di Sant’Onofrio decide improvvisamente di dedicare ad un unico scopo la sua carità, quello di accogliere, nutrire ed educare i fanciulli popolani orfani e poveri, av-viandoli alle arti.
I Piccoli ospiti di Sant’Onofrio cominciarono ad apprendere la Musica soltanto nella prima metà del Seicento, sono bambini dagli otto anni in su, voci bianche, che vengono utilizzati per le fun-zioni religiose della Chiesa attigua.
Successivamente, oltre che i bambini poveri, vengono ammessi, pagando una piccola retta, an-che convittori che intendono eseguire nel Conservatorio di Sant’Onofrio gli studi musicali.
Nel 1635 il Conservatorio aveva i seguenti insegnanti: Giovanni Terracciano, maestro di scuola, Carlo Sica, maestro di Cappella, Don Aniello Russo, Rettore. I convittori paganti erano undici.
Anche le sorti di questo come degli altri Conservatori si intersecano con quelle della Città: la Ri-voluzione di Tommaso Aniello detto “Masaniello” del 1647 e la devastazione della peste che dal Gennaio all’Agosto del 1656 fece oltre trecentomila vittime.
L’ubicazione del Conservatorio di Sant’Onofrio nel quartiere Vicaria, la sua estrema vicinanza con le carceri di Castel Capuano, uno dei primi focolai della peste, l’affollamento degli scolari in una struttura mal tenuta e fatiscente, la posizione della porta d’entrata del Conservatorio sul piazzale che era servito durante la rivoluzione per eseguire le esecuzioni capitali e che adesso si riempiva di cadaveri, favorirono la diffusione della peste anche in questo luogo, dove morirono più dei due terzi degli ospiti.
Lentamente, però, il vecchio Conservatorio di Sant’Onofrio un po' riattato comincia a ripopo-larsi.
Alla fine del Seicento comincia una nuova vita, più composta, più disciplinata, più feconda. In-fatti molte circostanze migliorano il costume, l’economia ed il progresso dell’Istituto.
Oltre alle rendite di numerose proprietà acquistate o donate al Conservatorio, le entrate econo-miche sono costituite dai servizi musicali offerti dallo stesso, processioni, funzioni religiose, ma-trimoni, funerali, feste, spettacoli, che eseguiti dai giovani allievi, rendono circa trecento ducati l’anno.
Dal 1653 si susseguono innumerevoli Maestri di Cappella dei quali ricordiamo: Carlo Sica, Don Giuseppe Terracciano, Pietro Antonio Ziani, Don Cataldo Amodeo, Don Angelo Durante, Ni-cola Sabino, Nicola Fago, Francesco Durante, Nicola Grillo, Nicolò Porpora, Ignazio Prota, Francesco Feo, Leonardo Leo, Girolamo Abos, Carlo Cotumacci, Joseph Doll, Giacomo Insan-guine, Salvatore Rispoli Maestro di Cappella dal 1793 al 1797.
Altri allievi o maestri o allievi-maestri del Conservatorio di Sant’Onofrio che vanno ricordati: Gaetano Latilla, Matteo Capranica, Domenico Fischietti, Nicolò Piccinni, Salvatore Perillo, Nic-colò Jommelli, Gennaro Manna, Domenico Sarro, Nicola Sabini, Michele de Falco, Pietro Aulet-ta.
Nascono in questo Conservatorio le prime rappresentazioni in forma oratoriale, prima con sog-getti sacri in cui si andavano ad innestare spaccati di realtà talvolta comici; inizia a manifestarsi il gusto per quella che sarà la gloria della Scuola Musicale Napoletana:” l’Opera Buffa”.


 
 
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